domenica 7 gennaio 2018

Pater Noster - Matteo 6,7-14


Pater  Noster

Pater noster, qui es in coelis, santificieur  nomen tuum, adveniat regnum tuum : fiat voluntas tua, sicut in coelo et in terra. Panem nostrum quotidianum da nobis hodie; et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris; et ne nos inducas in tentationes, sed libera nos a malo. Amen

Matteo 6,7-14

Pregare in segreto

 

       5 Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6 Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

 

La vera preghiera. Il Pater

 

       7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.

9 Voi dunque pregate così:

 

       Padre nostro che sei nei cieli,

       sia santificato il tuo nome;

       10 venga il tuo regno;

       sia fatta la tua volontà,

       come in cielo così in terra.

       11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

       12 e rimetti a noi i nostri debiti

       come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

       13 e non ci indurre in tentazione,

       ma liberaci dal male.

 

       14 Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

 

Riferimenti   Nuovo   Testamento

 

Matteo 18,21-35

 

Perdono delle offese

 

            21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? ”. 22 E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

 

Parabola del servo spietato

 

            23 A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24 Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26 Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27 Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! 29 Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30 Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.

            31 Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32 Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33 Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34 E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”.

 

Luca 11,2-4

Il Pater

 

            1 Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. 2 Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite:

 

            Padre, sia santificato il tuo nome,

            venga il tuo regno;

            3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

            4 e perdonaci i nostri peccati,

            perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,

            e non ci indurre in tentazione”.

 

Giovanni 17,6.26

            6 Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.

25 Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. 26 E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

 

Efesini 4,32

 

31 Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. 32 Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.

 

Riferimenti   Antico   Testamento

Qoelet 5,1

            1 Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò le tue parole siano parche, poiché

2 Dalle molte preoccupazioni vengono i sogni

e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto.

 

Proverbi 30,8-9

 

            7 Io ti domando due cose,

            non negarmele prima che io muoia:

            8 tieni lontano da me falsità e menzogna,

            non darmi né povertà né ricchezza;

            ma fammi avere il cibo necessario,

            9 perché, una volta sazio, io non ti rinneghi

            e dica: “Chi è il Signore? ”,

            oppure, ridotto all’indigenza, non rubi

            e profani il nome del mio Dio.

 

Siracide 7,14

            7 Non offendere l’assemblea della città

            e non degradarti in mezzo al popolo.

            8 Non ti impigliare due volte nel peccato,

            perché neppure di uno resterai impunito.

 

Siracide 1,1-21

 

L’origine della sapienza

 

            1 Ogni sapienza viene dal Signore

            ed è sempre con lui.

            2 La sabbia del mare, le gocce della pioggia

            e i giorni del mondo chi potrà contarli?

            3 L’altezza del cielo, l’estensione della terra,

            la profondità dell’abisso chi potrà esplorarle?

            4 Prima di ogni cosa fu creata la sapienza

            e la saggia prudenza è da sempre.

            5 A chi fu rivelata la radice della sapienza?

            Chi conosce i suoi disegni?

            6 Uno solo è sapiente, molto terribile,

            seduto sopra il trono.

            7 Il Signore ha creato la sapienza;

            l’ha vista e l’ha misurata,

            l’ha diffusa su tutte le sue opere,

            8 su ogni mortale, secondo la sua generosità,

            la elargì a quanti lo amano.

 

Il timore di Dio

 

            9 Il timore del Signore è gloria e vanto,

            gioia e corona di esultanza.

            10 Il timore del Signore allieta il cuore

            e dá contentezza, gioia e lunga vita.

            11 Per chi teme il Signore andrà bene alla fine,

            sarà benedetto nel giorno della sua morte.

            12 Principio della sapienza è temere il Signore;

            essa fu creata con i fedeli nel seno materno.

            13 Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento perenne;

            resterà fedelmente con i loro discendenti.

            14 Pienezza della sapienza è temere il Signore;

            essa inebria di frutti i propri devoti.

            15 Tutta la loro casa riempirà di cose desiderabili,

            i magazzini dei suoi frutti.

            16 Corona della sapienza è il timore del Signore;

            fa fiorire la pace e la salute.

            17 Dio ha visto e misurato la sapienza;

            ha fatto piovere la scienza e il lume dell’intelligenza;

            ha esaltato la gloria di quanti la possiedono.

            18 Radice della sapienza è temere il Signore;

            i suoi rami sono lunga vita.

 

Pazienza e controllo di sé

 

            19 La collera ingiusta non si potrà giustificare,

            poiché il traboccare della sua passione sarà la sua rovina.

            20 Il paziente sopporterà per qualche tempo;

            alla fine sgorgherà la sua gioia;

            21 per qualche tempo terrà nascoste le parole

            e le labbra di molti celebreranno la sua intelligenza.

 

Sapienza e rettitudine

 

            22 Fra i tesori della sapienza sono le massime istruttive,

            ma per il peccatore la pietà è un abominio.

            23 Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti;

            allora il Signore te la concederà.

            24 Il timore del Signore è sapienza e istruzione,

            si compiace della fiducia e della mansuetudine.

            25 Non essere disobbediente al timore del Signore

            e non avvicinarti ad esso con doppiezza di cuore.

            26 Non essere finto davanti agli uomini

            e controlla le tue parole.

            27 Non esaltarti per non cadere

            e per non attirarti il disonore;

            28 il Signore svelerà i tuoi segreti

            e ti umilierà davanti all’assemblea,

            29 perché non hai ricercato il timore del Signore

            e il tuo cuore è pieno di inganno.

 

Ezechiele 36,23

23 Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.

 

Daniele 4,32

            32 Tutti gli abitanti della terra

            sono, davanti a lui, come un nulla;

            egli dispone come gli piace delle schiere del cielo

            e degli abitanti della terra.

            Nessuno può fermargli la mano e dirgli: Che cosa fai?

 

"Non ci esporre alla prova, ma liberaci dal male."

Qual è, o fratelli, il significato di queste parole? Mi sembra che il Signore chiami il male con varia molteplicità di termini, dandogli nomi diversi secondo le varie potenze malefiche: diavolo, Beelzebub, Mammona, principe del mondo, omicida, improbo, padre della menzogna e altri termini siffatti. Forse quindi anche la prova è un nome che indica una delle forme sotto cui il male è concepito, e la sostanza delle cose dette conferma tale ipotesi. Infatti, dicendo non ci esporre alla prova, aggiunge liberaci dal male, come se dicesse la stessa cosa attraverso entrambe le parole. Se infatti chi non è esposto alla prova è interamente fuori dalla portata del maligno, mentre chi è esposto alla prova si trova fatalmente alla sua mercé, la prova e il maligno sono dunque una sola cosa riguardo al significato. A che cosa dunque ci esorta tale dottrina della preghiera? A vivere al di fuori delle cose che osserviamo in questo mondo, come in un altro brano dice il Signore ai discepoli: Tutto l'universo è in potere del maligno. Dunque, chi desidera vivere lontano dal maligno, necessariamente si isola dal mondo. La tentazione non ha infatti spazio per introdursi nell'anima, se non quando questo interesse per le cose del mondo ha gettato negli uomini più avidi, per così dire, un'esca all'amo del maligno. Questo pensiero, però, ci può diventare più chiaro attraverso altri esempi. Aspro e crudele è spesso il mare a causa della tempesta, ma non è così per coloro che si sono stabiliti lontani da esso. Distruttore è il fuoco, ma solo se è a contatto con una materia infiammabile. Terribile è la guerra, ma soltanto per quelli che sono inquadrati nello schieramento. Come dunque chi vuole fuggire le calamità che scaturiscono dalla guerra prega di non trovarsi coinvolto in essa, che per esperienza teme il fuoco prega di non dadervi e chi ha paura del mare scongiura di non dover essere costretto a compiere un viaggio in mare, così anche chi teme l'assalto del maligno preghi di non incontrarsi con lui. Poiché dunque, come abbiamo detto precedentemente, la divina Parola dice che il mondo giace in potere del maligno e nelle cose del mondo si trovano le occasioni delle tentazioni, giustamente chi auspica di essere liberato dal male scongiura il Signore di farlo vivere al di fuori delle tentazioni. Nessuno infatti potrebbe inghiottire l'amo, se non avesse attirato a sé l'esca per la sua ingordigia. Ma solleviamoci anche noi dalla nostra miseria e diciamo al Signore Non ci esporre alla prova - cioè verso i mali del mondo - ma liberaci dal maligno, che in questo mondo ha acquistato forza, dal quale possiamo essere liberati con la grazia del Cristo, poiché a lui sono dovute potenza e gloria insieme con il Padre e lo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

Gregorio di Nissa - Quinta omelia - La preghiera del Signore

Genesi        Capitolo 39.             

 

Giuseppe e la seduttrice

 

            7 Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: “Unisciti a me! ”. 8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: “Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9 Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio? ”. 10 E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.

            11 Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c’era nessuno dei domestici. 12 Essa lo afferrò per la veste, dicendo: “Unisciti a me! ”. Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì. 13 Allora essa, vedendo ch’egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, 14 chiamò i suoi domestici e disse loro: “Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15 Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito”.

            16 Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17 Allora gli disse le stesse cose: “Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. 18 Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori”. 19 Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: “Proprio così mi ha fatto il tuo servo! ”, si accese d’ira.

            20 Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.

 

 

Genesi        Capitolo 22            

 

Il sacrificio di Isacco

 

            1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: “Abramo, Abramo! ”. Rispose: “Eccomi! ”. 2 Riprese: “Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò”. 3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5 Allora Abramo disse ai suoi servi: “Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi”. 6 Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme. 7 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: “Padre mio! ”. Rispose: “Eccomi, figlio mio”. Riprese: “Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto? ”. 8 Abramo rispose: “Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio! ”.

 

 

Giuditta                   Capitolo 8

 

Presentazione di Giuditta

 

            1 In quei giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta figlia di Merari, figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di Elkia, figlio di Anania, figlio di Gedeone, figlio di Rafain, figlio di Achitob, figlio di Elia, figlio di Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanaèl, figlio di Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele. 2 Suo marito era stato Manàsse, della stessa tribù e famiglia di lei; egli era morto al tempo della mietitura dell’orzo. 3 Mentre stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella campagna, il suo capo fu colpito da insolazione. Dovette mettersi a letto e morì in Betulia sua città e lo seppellirono con i suoi padri nel campo che sta tra Dotain e Balamon. 4 Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano passati già tre anni e quattro mesi. 5 Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove. 6 Da quando era vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di gioia per Israele. 7 Era bella d’aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni ed essa era rimasta padrona di tutto. 8 Né alcuno poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché temeva molto Dio.

 

 

Giuditta e gli anziani

 

            9 Venne dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle autorità, perché erano demoralizzati per la mancanza d’acqua, e anche Giuditta seppe di tutte le risposte che aveva date loro Ozia e come avesse giurato loro di consegnare la città agli Assiri dopo cinque giorni. 10 Subito mandò la sua ancella particolare che aveva in cura tutte le sue sostanze a chiamare Cabri e Carmi, che erano gli anziani della sua città. 11 Vennero da lei ed essa disse loro: “Ascoltatemi bene, voi capi dei cittadini di Betulia. Non è stato affatto conveniente il discorso che oggi avete tenuto al popolo, aggiungendo il giuramento che avete pronunziato e interposto tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai nostri nemici, se nel frattempo il Signore non vi avrà mandato aiuto. 12 Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini? 13 Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non ci capirete niente, né ora né mai. 14 Se non siete capaci di scorgere il fondo del cuore dell’uomo né di afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il Signore, che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi pensieri o comprendere i suoi disegni? No, fratelli, non vogliate irritare il Signore nostro Dio. 15 Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere da parte dei nostri nemici. 16 E voi non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro, perché Dio non è come un uomo che gli si possano fare minacce e pressioni come ad uno degli uomini. 17 Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se a lui piacerà.

 

Daniele

 

Cantico di Azaria nella fornace

 

                24 Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.

                25 Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:

 

                26 “Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;

                degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.

                27 Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;

                tutte le tue opere sono vere,

                rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.

                28 Giusto è stato il tuo giudizio

                per quanto hai fatto ricadere su di noi

                e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.

                Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo

                a causa dei nostri peccati,

 

Giovanni 21,13-19

 

13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

            15 Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. 16 Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. 17 Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene? , e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

 

 

1 Samuele 24,1-14

 

Davide risparmia Saul

 

            1 Davide da quel luogo salì ad abitare nel deserto di Engàddi. 2 Quando Saul tornò dall’azione contro i Filistei, gli riferirono: “Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi”. 3 Saul scelse tremila uomini valenti in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide di fronte alle Rocce dei caprioli. 4 Arrivò ai recinti dei greggi lungo la strada, ove c’era una caverna. Saul vi entrò per un bisogno naturale, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna. 5 Gli uomini di Davide gli dissero: “Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: Vedi, metto nelle tue mani il tuo nemico, trattalo come vuoi”. Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. 6 Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. 7 Poi disse ai suoi uomini: “Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore”. 8 Davide dissuase con parole severe i suoi uomini e non permise che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via.

            9 Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: “O re, mio signore”; Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. 10 Davide continuò rivolgendosi a Saul: “Perché ascolti la voce di chi dice: Ecco Davide cerca la tua rovina? 11 Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna. Mi fu suggerito di ucciderti, ma io ho avuto pietà di te e ho detto: Non stenderò la mano sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore. 12 Guarda, padre mio, il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, vedi che non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun disegno iniquo né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. 13 Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti, poiché la mia mano non si stenderà su di te. 14 Come dice il proverbio antico:

 

            Dagli empi esce l’empietà

            e la mia mano non sarà contro di te.

 

2 Samuele 9,1-13

 

A. Merib- Bàal

Bontà di Davide verso il figlio di Gionata

 

            1 Davide disse: “È forse rimasto qualcuno della casa di Saul, a cui io possa fare del bene a causa di Giònata? ”. 2 Ora vi era un servo della casa di Saul, chiamato Zibà, che fu fatto venire presso Davide. Il re gli chiese: “Sei tu Zibà? ”. Quegli rispose: “Sì”. 3 Il re gli disse: “Non c’è più nessuno della casa di Saul, a cui io possa usare la misericordia di Dio? ”. Zibà rispose al re: “Vi è ancora un figlio di Giònata storpio dei piedi”. 4 Il re gli disse: “Dov’è? ”. Zibà rispose al re: “È in casa di Machìr figlio di Ammièl a Lodebàr”. 5 Allora il re lo mandò a prendere in casa di Machìr figlio di Ammièl a Lodebàr. 6 Merib- Bàal figlio di Giònata, figlio di Saul, venne da Davide, si gettò con la faccia a terra e si prostrò davanti a lui. Davide disse: “Merib- Bàal! ”. Rispose: 7 “Ecco il tuo servo! ”. Davide gli disse: “Non temere, perché voglio trattarti con bontà per amore di Giònata tuo padre e ti restituisco tutti i campi di Saul tuo avo e tu mangerai sempre alla mia tavola”. 8 Merib- Bàal si prostrò e disse: “Che cos’è il tuo servo, perché tu prenda in considerazione un cane morto come sono io? ”. 9 Allora il re chiamò Zibà servo di Saul e gli disse: “Quanto apparteneva a Saul e a tutta la sua casa, io lo dò al figlio del tuo Signore. 10 Tu dunque con i figli e gli schiavi lavorerai per lui la terra e ne raccoglierai i prodotti, perché abbia pane e nutrimento la casa del tuo signore; quanto a Merib- Bàal figlio del tuo signore, mangerà sempre alla mia tavola”. Ora Zibà aveva quindici figli e venti schiavi. 11 Zibà disse al re: “Il tuo servo farà quanto il re mio signore ordina al suo servo”. Merib- Bàal dunque mangiava alla tavola di Davide come uno dei figli del re. 12 Merib- Bàal aveva un figlioletto chiamato Micà; tutti quelli che stavano in casa di Zibà erano al servizio di Merib- Bàal. 13 Ma Merib- Bàal abitava in Gerusalemme perché mangiava sempre alla tavola del re. Era storpio di ambedue i piedi.

 

2 Samuele 16,5-14

Simeì maledice Davide

 

                5 Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della stessa famiglia della casa di Saul, chiamato Simeì, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando 6 e gettava sassi contro Davide e contro tutti i ministri del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla destra e alla sinistra del re. 7 Simeì, maledicendo Davide, diceva: “Vattene, vattene, sanguinario, scellerato! 8 Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne tuo figlio ed eccoti nella sventura che hai meritato, perché sei un sanguinario”. 9 Allora Abisài figlio di Zeruià disse al re: “Perché questo cane morto dovrà maledire il re mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa! ”. 10 Ma il re rispose: “Che ho io in comune con voi, figli di Zeruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: Maledici Davide! E chi potrà dire: Perché fai così? ”. 11 Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi ministri: “Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: Quanto più ora questo Beniaminita! Lasciate che maledica, poiché glielo ha ordinato il Signore. 12 Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi”. 13 Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simeì camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e, cammin facendo, imprecava contro di lui, gli tirava sassi e gli lanciava polvere. 14 Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il Giordano e là ripresero fiato.

 

Cos'è l'uomo ?

2 Samuele 13,1-22

C. Storia di Assalonne

Amnòn oltraggia sua sorella Tamàr

 

            1 Dopo queste cose, accadde che, avendo Assalonne figlio di Davide, una sorella molto bella, chiamata Tamàr, Amnòn figlio di Davide si innamorò di lei. 2 Amnòn ne ebbe una tal passione, da cadere malato a causa di Tamàr sua sorella; poiché essa era vergine pareva impossibile ad Amnòn di poterle fare qualcosa. 3 Ora Amnòn aveva un amico, chiamato Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide e Ionadàb era un uomo molto astuto. 4 Egli disse: “Perché, figlio del re, tu diventi sempre più magro di giorno in giorno? Non me lo vuoi dire? ”. Amnòn gli rispose: “Sono innamorato di Tamàr, sorella di mio fratello Assalonne”. 5 Ionadàb gli disse: “Mettiti a letto e fingiti malato; quando tuo padre verrà a vederti, gli dirai: Permetti che mia sorella Tamàr venga a darmi da mangiare e a preparare la vivanda sotto i miei occhi, così che io veda; allora prenderò il cibo dalle sue mani”.

            6 Amnòn si mise a letto e si finse malato; quando il re lo venne a vedere, Amnòn gli disse: “Permetti che mia sorella Tamàr venga e faccia un paio di frittelle sotto i miei occhi e allora prenderò il cibo dalle sue mani”. 7 Allora Davide mandò a dire a Tamàr, in casa: “Và a casa di Amnòn tuo fratello e prepara una vivanda per lui”. 8 Tamàr andò a casa di Amnòn suo fratello, che giaceva a letto. Essa prese farina stemperata, la impastò, ne fece frittelle sotto i suoi occhi e le fece cuocere. 9 Poi prese la padella e versò le frittelle davanti a lui; ma egli rifiutò di mangiare e disse: “Allontanate tutti dalla mia presenza”. Tutti uscirono. 10 Allora Amnòn disse a Tamàr: “Portami la vivanda in camera e prenderò il cibo dalle tue mani”. Tamàr prese le frittelle che aveva fatte e le portò in camera ad Amnòn suo fratello. 11 Ma mentre gliele dava da mangiare, egli l’afferrò e le disse: “Vieni, unisciti a me, sorella mia”. 12 Essa gli rispose: “No, fratello mio, non farmi violenza; questo non si fa in Israele; non commettere questa infamia! 13 Io dove andrei a portare il mio disonore? Quanto a te, tu diverresti come un malfamato in Israele. Parlane piuttosto al re, egli non mi rifiuterà a te”. 14 Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò unendosi a lei. 15 Poi Amnòn concepì verso di lei un odio grandissimo: l’odio verso di lei fu più grande dell’amore con cui l’aveva prima amata. Le disse: 16 “Alzati, vattene! ”. Gli rispose: “O no! Questo torto che mi fai cacciandomi è peggiore dell’altro che mi hai già fatto”. Ma egli non volle ascoltarla. 17 Anzi, chiamato il giovane che lo serviva, gli disse: “Cacciami fuori costei e sprangale dietro il battente”. 18 Essa indossava una tunica con le maniche, perché così vestivano, da molto tempo, le figlie del re ancora vergini. Il servo di Amnòn dunque la mise fuori e le sprangò il battente dietro. 19 Tamàr si sparse polvere sulla testa, si stracciò la tunica dalle lunghe maniche che aveva indosso, si mise le mani sulla testa e se ne andò camminando e gridando. 20 Assalonne suo fratello le disse: “Forse Amnòn tuo fratello è stato con te? Per ora taci, sorella mia; è tuo fratello; non disperarti per questa cosa”. Tamàr desolata rimase in casa di Assalonne, suo fratello. 21 Il re Davide seppe tutte queste cose e ne fu molto irritato, ma non volle urtare il figlio Amnòn, perché aveva per lui molto affetto; era infatti il suo primogenito. 22 Assalonne non disse una parola ad Amnòn né in bene né in male; odiava Amnòn perché aveva violato Tamàr sua sorella.

 

Giovanni 18,1-27

L’arresto di Gesù

 

            1 Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. 2 Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. 3 Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. 4 Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate? ”. 5 Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io! ”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6 Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandò loro di nuovo: “Chi cercate? ”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. 8 Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. 9 Perché s’adempisse la parola che egli aveva detto: “ Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato ”. 10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11 Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato? ”.

 

Gesù davanti ad Anna e a Caifa. Rinnegamenti di Pietro

 

            12 Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono 13 e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno. 14 Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “È meglio che un uomo solo muoia per il popolo”.

            15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; 16 Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. 17 E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest’uomo? ”. Egli rispose: “Non lo sono”. 18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

            19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20 Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. 22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote? ”. 23 Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? ”. 24 Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.

            25 Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli? ”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. 26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino? ”. 27 Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

 

Matteo 26,47-56; 26,14-16

L’arresto di Gesù

 

            47 Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48 Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo! ”. 49 E subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì! ”. E lo baciò. 50 E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui! ”. Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51 Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.

            52 Allora Gesù gli disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. 53 Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? 54 Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire? ”. 55 In quello stesso momento Gesù disse alla folla: “Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. 56 Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti”. Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

 

Il tradimento di Giuda

 

            14 Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15 e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? ”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16 Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

 

 

2 Re 5,1-27

 

Capitolo 5

 

La guarigione di Nàaman

 

            1 Nàaman, capo dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso. 2 Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman. 3 Essa disse alla padrona: “Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra”. 4 Nàaman andò a riferire al suo signore: “La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così”. 5 Il re di Aram gli disse: “Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele”. Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci vestiti. 6 Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: “Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra”. 7 Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: “Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me”.

            8 Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: “Perché ti sei stracciate le vesti? Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele”. 9 Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. 10 Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: “Và, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito”. 11 Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: “Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra. 12 Forse l’Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito? ”. Si voltò e se ne partì adirato. 13 Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: “Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito”. 14 Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito.

            15 Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: “Ebbene, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”. Ora accetta un dono dal tuo servo”. 16 Quegli disse: “Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò”. Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. 17 Allora Nàaman disse: “Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore. 18 Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore entra nel tempio di Rimmòn per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmòn, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmòn; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione”. 19 Quegli disse: “Và in pace”. Partì da lui e fece un bel tratto di strada.

            20 Ghecazi, servo dell’uomo di Dio Eliseo, disse fra sé: “Ecco, il mio signore è stato tanto generoso con questo Nàaman arameo da non prendere quanto egli aveva portato; per la vita del Signore, gli correrò dietro e prenderò qualche cosa da lui”. 21 Ghecazi inseguì Nàaman. Questi, vedendolo correre verso di sé, scese dal carro per andargli incontro e gli domandò: “Tutto bene? ”. 22 Quegli rispose: “Tutto bene. Il mio signore mi ha mandato a dirti: Ecco, proprio ora, sono giunti da me due giovani dalle montagne di Efraim, da parte dei figli dei profeti. Dammi per essi un talento d’argento e due vestiti”. 23 Nàaman disse: “È meglio che tu prenda due talenti” e insistette con lui. Legò due talenti d’argento in due sacchi insieme con due vestiti e li diede a due dei suoi giovani, che li portarono davanti a Ghecazi. 24 Giunto all’Ofel, questi prese dalle loro mani il tutto e lo depose in casa, quindi rimandò gli uomini, che se ne andarono. 25 Poi egli andò a presentarsi al suo padrone. Eliseo gli domandò: “Ghecazi, da dove vieni? ”. Rispose: “Il tuo servo non è andato in nessun luogo”. 26 Quegli disse: “Non era forse presente il mio spirito quando quell’uomo si voltò dal suo carro per venirti incontro? Era forse il tempo di accettare denaro e di accettare abiti, oliveti, vigne, bestiame minuto e grosso, schiavi e schiave? 27 Ma la lebbra di Nàaman si attaccherà a te e alla tua discendenza per sempre”. Egli si allontanò da Eliseo, bianco come la neve per la lebbra.

 

 

Chi è Dio ?

 

Daniele 13,1-64

 

Capitolo 13

 

SUSANNA E IL GIUDIZIO DI DANIELE

 

            1 Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, 2 il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. 3 I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. 4 Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui. 5 In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: “L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo”. 6 Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. 7 Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. 8 I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per lei: 9 persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi. 10 Eran colpiti tutt’e due dalla passione per lei, 11 ma l’uno nascondeva all’altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei. 12 Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all’altro: 13 “Andiamo pure a casa: è l’ora di desinare” e usciti se ne andarono. 14 Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola.

            15 Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. 16 Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla. 17 Susanna disse alle ancelle: “Portatemi l’unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno”. 18 Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti. 19 Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: 20 “Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. 21 In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle”. 22 Susanna, piangendo, esclamò: “Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. 23 Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore! ”. 24 Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei 25 e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.

            26 I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo. 27 Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.

            28 Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna. 29 Rivolti al popolo dissero: “Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm”. Mandarono a chiamarla 30 ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. 31 Susanna era assai delicata d’aspetto e molto bella di forme; 32 aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza. 33 Tutti i suoi familiari e amici piangevano.

            34 I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. 35 Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. 36 Gli anziani dissero: “Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. 37 Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei. 38 Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. 39 Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. 40 Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni”. 41 La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte. 42 Allora Susanna ad alta voce esclamò: “Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, 43 tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me”. 44 E il Signore ascoltò la sua voce.

            45 Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, 46 il quale si mise a gridare: “Io sono innocente del sangue di lei! ”.

            47 Tutti si voltarono verso di lui dicendo: “Che vuoi dire con le tue parole? ”. 48 Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: “Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità! 49 Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei”.

            50 Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: “Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell’anzianità”. 51 Daniele esclamò: “Separateli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò”. 52 Separati che furono, Daniele disse al primo: “O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, 53 quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. 54 Ora dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme? ”. Rispose: “Sotto un lentisco”. 55 Disse Daniele: “In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due”. 56 Allontanato questo, fece venire l’altro e gli disse: “Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! 57 Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. 58 Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme? ”. Rispose: “Sotto un leccio”. 59 Disse Daniele: “In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire”.

            60 Allora tutta l’assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui. 61 Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo 62 e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. 63 Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. 64 Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.

 

Esodo 3,1-6 ; 3,13-15

Capitolo 3

 

Il roveto ardente

 

            1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. 2 L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3 Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia? ”. 4 Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: “Mosè, Mosè! ”. Rispose: “Eccomi! ”. 5 Riprese: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa! ”. 6 E disse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.

 

Rivelazione del nome divino

 

            13 Mosè disse a Dio: “Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro? ”. 14 Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono! ”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io- Sono mi ha mandato a voi”. 15 Dio aggiunse a Mosè: “Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

 

Matteo 17,1-8; 17,24-27

Capitolo 17

 

La trasfigurazione

 

            1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”. 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: “Alzatevi e non temete”. 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

 

La tassa per il tempio pagata da Gesù e da Pietro

 

            24 Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: “Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio? ”. 25 Rispose: “Sì”. Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: “Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri? ”. 26 Rispose: “Dagli estranei”. E Gesù: “Quindi i figli sono esenti. 27 Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te”.

 

Matteo 19,1-12

 

Questione sul divorzio

 

            1 Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. 2 E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.

            3 Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo? ”. 4 Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 5 Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola ? 6 Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. 7 Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via ? ”. 8 Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. 9 Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio”.

 

La continenza volontaria

 

            10 Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. 11 Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12 Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”.

 

Matteo 23,13-37

 

Sette maledizioni agli scribi e ai farisei

 

            13 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci 14 .

            15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.

            16 Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. 17 Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? 18 E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19 Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? 20 Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. 22 E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.

            23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!

            25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!

            27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.

            29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30 e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31 e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32 Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!

 

Delitti e castighi imminenti

 

            33 Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34 Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. 36 In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.

 

Apostrofe a Gerusalemme

 

            37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38 Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! 39 Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! ”.

 

 

Matteo 24,29-31

Dimensione cosmica di questo avvento

 

            29 Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

 

             il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce,

 gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.

            30 Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. 31 Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli.

 

Matteo 8,23-27

 

La tempesta sedata

 

            23 Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. 24 Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. 25 Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: “Salvaci, Signore, siamo perduti! ”. 26 Ed egli disse loro: “Perché avete paura, uomini di poca fede? ” Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. 27 I presenti furono presi da stupore e dicevano: “Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono? ”.

 

 

Chi è Gesù :

 

Luca 2,22-40

Presentazione di Gesù al tempio

 

                22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

                25 Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; 26 lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27 Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

 

Il Nunc dimittis

 

                29 “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo

                vada in pace secondo la tua parola;

                30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza,

                31 preparata da te davanti a tutti i popoli,

                32 luce per illuminare le genti

                e gloria del tuo popolo Israele”.

 

Profezia di Simeone

 

                33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.

 

Profezia di Anna

 

                36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

 

Vita nascosta di Gesù a Nazaret

 

                39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

 

Isaia 11,2; 52,10; 49,6; 42,6-7; 40,5

2 Su di lui si poserà lo spirito del Signore,

                spirito di sapienza e di intelligenza,

                spirito di consiglio e di fortezza,

                spirito di conoscenza e di timore del Signore.

 

10 Il Signore ha snudato il suo santo braccio

                davanti a tutti i popoli;

                tutti i confini della terra vedranno

                la salvezza del nostro Dio.

 

6 mi disse: “È troppo poco che tu sia mio servo

                per restaurare le tribù di Giacobbe

                e ricondurre i superstiti di Israele.

                Ma io ti renderò luce delle nazioni

                perché porti la mia salvezza

                fino all’estremità della terra”.

 

                6 “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia

                e ti ho preso per mano;

                ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo

                e luce delle nazioni,

                7 perché tu apra gli occhi ai ciechi

                e faccia uscire dal carcere i prigionieri,

                dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.

 

                5 Allora si rivelerà la gloria del Signore

                e ogni uomo la vedrà,

                poiché la bocca del Signore ha parlato”.

 

Ebrei 5,1-10

            1 Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. 2 In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anch’egli rivestito di debolezza; 3 proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.

                4 Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. 5 Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:

 

                Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.

 

                6 Come in un altro passo dice:

 

                Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek.

 

                7 Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; 8 pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì 9 e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, 10 essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchìsedek.

 

Giovanni 4,34; 5,30; 6,38-40; 7,17; 9,31

34 Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.

 

30 Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

 

37 Tutto ciò che il Padre mi dá, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, 38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. 40 Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

 

17 Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso.

 

31 Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.

 

Galati 3,6-18

Testimonianza della Scrittura: la fede e la legge

 

  6 Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia . 7 Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. 8 E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti . 9 Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. 10 Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle . 11 E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede . 12 Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che chi praticherà queste cose, vivrà per esse . 13 Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno , 14 perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

 

La legge non ha annullato la promessa

 

 15 Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa. 16 Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: “e ai tuoi discendenti”, come se si trattasse di molti, ma e alla tua discendenza , come a uno solo, cioè Cristo. 17 Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa. 18 Se infatti l’eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.

 

Marco 1,1-11

 

Predicazione di Giovanni Battista

 

            1 Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 2 Come è scritto nel profeta Isaia:

 

            Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,

             egli ti preparerà la strada.

            3 Voce di uno che grida nel deserto:

             preparate la strada del Signore,

             raddrizzate i suoi sentieri,

 

4 si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico 7 e predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”.

 

Battesimo di Gesù

 

            9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.

 

 

"Non ci esporre alla prova, ma liberaci dal male."                   Origene - Commento al Padre Nostro -

La vita dell'uomo è tentazione

 

1. " E non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal Maligno". Luca non ha " ma liberaci dal Maligno". Se il Salvatore non ci comanda di pregare per l'impossibile, mi pare che convenga investigare perché mai noi siamo invitati a pregare di non essere indotti in tentazione, quando la vita degli uomini sulla terra avvolti nella carne in lotta contro lo spirito, " la sapienza di essa è nemica a Dio, non potendo affatto sottomettersi alla legge di Dio " ( Romani 8,7), noi ci troviamo in tentazione.

 

Nessuno sfugge alla tentazione

 

1. Da Giobbe abbiamo appreso attraverso quelle parole: " Forse che la vita degli uomini sulla terra non è una tentazione? " ( Giobbe 7,1) che la vita umana sulla terra è una tentazione sola. La stessa verità è nel salmo 17,30: "Per te sarò liberato dalla tentazione". Ma anche Paolo, scrivendo ai Corinzi, dice che Dio concede di non essere immuni dalla tentazione, ma di non venir tentati oltre le nostre forze: "Tentazione non vi ha colti se non umana; or Iddio, fedele,non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma darà insieme alla tentazione anche la via di uscirne,onde possiate sopportarla". poiché la nostra lotta è con la carne che ha desideri contrari allo spirito e lo avversa con la vita di tutta carne - espressione equivalente per indicare la parte che in noi domina, chiamata cuore - ( qualunque sia la lotta di quanti sono tentati in umane condizioni); oppure lottiamo come atleti provetti e temprati che ormai non hanno più guerra col sangue e la carne, né sono provati in umane tentazioni ormai messe sotto i piedi; i nostri combattimenti sono "contro i principati, contro le podestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità"; orbene, non sfuggiamo alla tentazione.

 

Dio c'entra nella tentazione?

 

3. Che significa dunque il comando del Salvatore di pregare a non indurci in tentazione, dal momento che Dio stesso quasi ci tenta? Dice infatti Giuditta, rivolgendosi non soltanto agli anziani del suo popolo ma a tutti quelli che avrebbero letto queste parole: "Ricordatevi di quanto operò con Abramo e quanto tentò Isacco e tutto quello che accadde a Giacobbe che pasceva in Mesopotamia di Siria il gregge di Laban, fratello di sua madre;poiché non come purificò costoro per provare il loro cuore, Colui - il Signore - che flagella per emendarli quelli che gli si avvicinano, castigherà anche noi". Anche Davide, quando dice: "Molte sono le afflizioni dei giusti", conferma che questo è vero per tutti i giusti. L'Apostolo, a sua volta, negli Atti dice:" perché attraverso molte tribolazioni dobbiamo entrare nel regno di Dio".

 

Anche gli Apostoli furono tentati

 

4. E se non afferriamo il significato, che sfugge ai più, del pregare per non cadere in tentazione, dobbiamo dire che gli Apostoli non erano ascoltati nella loro preghiera, poiché soffrirono innumerevoli mali in tutta la loro vita, "In molti maggiori travagli, in più numerose battiture, in prigione oltre misura, spesso nella morte" ( 2 Corinzi 11,23 ). E personalmente Paolo " Ricevette dai Giudei cinque volte quaranta colpi meno uno, tre volte fu battuto con le verghe, una volta fu lapidato, tre volte fece naufragio, una notte ed un giorno passò in alto mare" (2 Corinzi 11,24-25), uomo " Tribolato in tutti i modi, esitante, perseguitato, atterrato" e che confessa " Fino a questo momento abbiamo fame e sete, siamo ignudi e siamo schiaffeggiati, non abbiamo stabile dimora e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo" ( 1 Corinzi 4,11-13). Ora, non avendo gli Apostoli ottenuto esaudimento nella preghiera, uno che sia da meno quale speranza ha, pregando, di essere ascoltato da Dio?

 

La tentazione è sempre in agguato

 

5. E' scritto inoltre nel Salmo 25: " Provami, o Signore, e tentami; passa al fuoco i miei reni e il mio cuore". Ora, uno che non penetri nell'intenzione del Salvatore allorché invita a pregare, penserà che contrasti con quanto in nostro Signore insegnò sulla preghiera. Ma quanto mai uno ha pensato che gli uomini fossero senza tentazione, dopo averne fino in fondo compreso il motivo? E c'è forse un momento in cui si è pensato di non combattere contro il peccato? E' povero quell'uomo? Stia attento " Che non rubi e non spergiuri il nome di Dio" ( Proverbi 30,9). E' ricco? Non disprezzi: può infatti " Pur essendo pieno, diventare menzognero" e nella sua superbia dire " Chi mi vede? " ( Proverbi ). Nemmeno Paolo " ricco di ogni dono di parole e di ogni conoscenza ( 1 Corinzi 1,5) è esente dal pericolo di peccare d'orgoglio per questi doni; ha bisogno anzi del pungiglione di Satana che lo schiaffeggia affinché non si insuperbisca. Anche se uno si riconosca perfetto ed eviti i mali, sappia ciò che è detto nel secondo libro dei Paralipomeni, a proposito di Ezechia: che cadde dalla vetta del suo cuore superbo (2 Corinzi 32,25).

 

La gloria non preserva dalla tentazione

 

8. Però qualcuno pensa che cessi d'esser tentato perché ricevette gloria dagli uomini; ma quelle parole: " Hanno dagli uomini la ricompensa" ( Matteo 6,2), non sono forse facilmente rivolte a coloro che si insuperbisco, come d'un tesoro, della fama di cui godono presso la maggioranza? Forse non suona come un rimprovero l'altra frase: " Come potete avere fede voi, che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo? " ( Giovanni 5,44). Ma perché dovrei enumerare i peccati di superbia di quelli che passano per nobili e lo strisciante servilismo dei cosiddetti ignobili ai piedi di coloro che si credono superiori - servilismo che è dovuto alla loro ignoranza ed allontana da Dio quelli che non hanno vera amicizia, ma simulano soltanto la cosa più bella che ci sia tra gli uomini: l'amore?

 

La tentazione di chi studia la Scrittura

 

10. C'è bisogno di nominare anche quanti, nel dedicarsi all'esegesi delle divine Scritture, interpretarono male il contenuto della Legge e dei Profeti e si cacciarono in dottrine empie ed atee, stolte e ridicole? E quelli che caddero in simili errori sono innumerevoli, mentre apparentemente non meritano il rimprovero di negligenza nei loro studi. Simile sorte toccò anche a molti interpreti degli scritti apostolici ed evangelici, che colla propria insensatezza si creano un Figlio o un Padre diversi da quello vero proclamato e conosciuto dai santi. Colui, infatti, che non ha su Dio o sul suo Cristo una cognizione conforme al vero, si è staccato dal vero Dio e dal suo Unigenito; e non è neppure vera adorazione quella per il Dio creato dalla sua follia e scambiato per Padre e Figlio. Ma poiché non si accorge della tentazione insita nell'interpretazione delle Sacre Scritture, eccone il risultato: non si arma né si aderge contro la lotta che lo sovrasta.

 

Dio non può esporre alla tentazione

 

11. Bisogna quindi pregare non d'esser senza tentazioni - cosa impossibile - , ma di non venir presi nel laccio della tentazione: destino che tocca a quanti vi sono impigliati e sono stati vinti. Poiché dunque fuori di questa Preghiera è scritto: " Affinché non entriate in tentazione " ( Luca 22,40) ( il cui significato può esser chiaro in base a quanto s'è detto), e nella Preghiera a Dio Padre noi dobbiamo dire: " non ci indurre in tentazione", è bene che vediamo come si possa pensare che Dio induca in tentazione colui che non ha pregato o che non è ascoltato. Chi entra in tentazione: allora è assurdo credere che Dio tragga qualcuno in tentazione, perché equivarrebbe ad esporlo ad una sconfitta. E la stessa aporia resta, comunque uno interpreti le parole: " Pregate per non entrare in tentazione" ( Luca 22,40). Se infatti è male cadere in tentazione - preghiamo perché non dobbiamo soffrirne -, come non è assurdo pensare che Dio, buono, che non può portare frutti di male, getti uno nel braccio ai mali?

 

 

Matteo 17,1-8 - La trasfigurazione - Giovanni Damasceno -

Il Signore Dio tuo è un solo Signore

15. Allora Mosè proclamò quel che era giusto. Ascolta, Israele spirituale, le cose che Israele materiale non ha potuto udire. Il Signore Dio tuo è un solo Signore ( Deut. 5, 6-10) E' un unico Dio che si manifesta in tre Persone. Una sola è al sostanza divina di chi testimonia, del figlio che è testimoniato e dello Spirito che getta la sua ombra.( Mat. 17,5; Mc. 9,7; Lc. 9,34). Questi è colui che adesso è testimoniato dal Padre, la vita degli uomini. Gli insensati vedranno questa appesa al legno ( Deut.21,23) e non crederanno alla loro vita. Per questo Elia replicò a sua volta. Questi è colui che come in un'aria leggera, lo Spirito, una volta ho contemplato incorporeo. Dio, infatti, nessuno lo ha mai visto ( Gv. 1,18), come sia la sua natura. E chi ha visto ciò, l'ha contemplato in spirito. E' questo il mutamento della destra dell'Altissimo ( Salmo 77(76),11). Sono questi i misteri che occhio non vide, orecchio non udì e mai entreranno in cuore d'uomo ( 1 Corinzi 2,9; Isaia 64,3). Così nel tempo futuro saremo sempre col Signore (1Tessalonicesi 4,7), vedendo Cristo risplendere della luce della divinità.

La legge e i profeti predicano il Gesù che dà la vita

17. Così un tempo chi contemplava Dio si trovava di fronte alle tenebre divine, che significavano l'oscurità della legge. La legge aveva un'ombra dei beni futuri ( Ebr.10,1), non la verità stessa: ascolta quel che scrive Paolo. E mentre allora Israele non poté fissare lo sguardo sullo splendore del volto di Mosè, anche se  effimero ( 2Corinzi 3,7), noi invece contempliamo come in uno specchio, a viso scoperto, lo splendore del Signore, trasfigurati da una gloria in una gloria più grande, per opera dello Spirito del Signore (2 Corinzi 3,18). E' per questo che fece ombra una nube non oscura ( non minacciava, infatti), ma luminosa, perché il mistero nascosto dai secoli e dalle generazioni è stato rivelato e viene mostrata una gloria ininterrotta e perpetua. Perciò erano presenti anche Mosè con Elia, per adempiere il ruolo della legge e dei profeti, dato che colui che la legge e i profeti predicano non è altri che il Gesù che dà la vita. Mosè, poi, rappresenta l'assemblea dei santi un tempo defunti, ed Elia di quelli viventi, dal momento che colui che è trasfigurato è Signore dei vivi e dei morti. Mosè entrò nella terra della promessa perché Gesù gliel'assegnò in eredità, e le cose che un tempo contemplò in prefigurazioni, oggi le vede con estrema chiarezza: è proprio questo che sta a significare lo splendore della nube.

 

Condotta per la confessione    -   San Francesco di Sales -

Avanti la confessione

Per prepararvi bene alla confessione bisogna che vi ritiriate in qualche luogo appartato e là, nel profondo silenzio dell'anima, umiliarvi alla presenza di Dio, pensare che quella confessione sarà forse anche l'ultima della vostra vita e domandare a Dio con insistenza, come si farebbe al letto di morte, la grazia e la luce per ben conoscere i vostri peccati.

Preghiera avanti l'esame.

Signore, fatemi conoscere la quantità e l'enormità dei miei peccati, affinché io li detesti e mi umilii nella grandezza della mia miseria. Ma fatemi conoscere anche la infinita vostra misericordia, affinché il mio cuore possa avere in voi una grande ed assoluta confidenza. O mio Dio, fatemi conoscere la mia condotta, dalle mie ultime risoluzioni fino ad oggi, verso di voi, verso il prossimo e verso me stesso, ed i peccati commessi e moltiplicati nel mio cuore, colle azioni, colle parole, coi desideri e coi pensieri. Ricordate alla mia memoria i benefici di cui ho abusato, le buone ispirazioni che ho disprezzate, le buone impressioni trascurate. O Signore, fate che io vi conosca e che conosca me stesso!  Io ho debolezza e malizia per commettere il male, ma ahimè! non ho abbastanza luce per conoscerlo e detestarlo. E' questa la grazia che attendo dalla vostra infinita bontà, o mio Dio.

Esame di coscienza

L'esame che segue è quello che può fare ogni persona cristiana, desiderosa di mettere sempre più la sua vita in armonia colla sua fede e colle sante pratiche di pietà di cui ha già preso la buona abitudine. Questo esame non ha quindi per scopo d'indicare le colpe gravi o mortali di cui la coscienza  avverte sempre un'anima retta e timorata di Dio; ma piuttosto per scopo di far conoscere quei falli che sfuggono alla vita regolare e troppo spesso arrestano ogni progresso, perché si fanno illusioni su certi doveri veramente reali o su certe tendenze che troppo leggermente si credono scusabili e senza pericolo. E' molto importante fare il proprio esame con intenzione retta e pura, unita ad una intera buona fede in faccia a sé stessi; è importante non soffocare mai la voce della coscienza, non restare volontariamente in qualche incertezza per tema che rischiarando le cose, si sia costretti a fare qualche sacrificio che sembra penoso. Ma quando il cuore  si è aperto con tutta franchezza e semplicità ed il confessore ha pronunciata l'assoluzione, il turbamento della coscienza diventerebbe scrupolo e quindi bisogna stare in pace.

Confidenza nella redenzione di Gesù Cristo  - Sant' Agostino -

Ecco, o mio Dio, ecco il buon Pastore che vi riconduce la pecorella che voi gli avete affidata. Questa pecorella ingrata si è allontanata dal vostro beato gregge: ella si era fuorviata, si era perduta, ma Gesù udì i suoi lamenti, discese dal cielo per cercarla, e non risparmiò né fatiche, né sudori, né il suo sangue, né la vita stessa, per guidarla all'ovile della salute. L'inseguì con amore sulla sommità delle montagne e nei profondi burroni; e la trovò infine, affranta del suo lungo esilio, e sul punto di morire. La caricò sulle sue sacre spalle, le diede il bacio di pace, la strinse al cuore e la portò così tra le pecorelle fedeli.  Questo buon Pastore ha riconciliato con voi, mio Dio, la vostra ingrata creatura; ha reso all'opera delle vostre mani la sua primitiva bellezza; ha ricondotto nelle vostre braccia il figliol prodigo, che aveva abbandonato la casa del Padre suo; vi ha ricondotto quello schiavo ribelle ch'era fuggito lontano da voi. O Padre d'ogni santità, non rigettatemi da voi, come purtroppo meriterei, a cagione delle mie colpe passate, ma riguardatemi con misericordia, per amore del vostro dilettissimo Figlio. Guardate al merito infinito del suo cruento sacrificio, ed il raggio che emana dalle sue piaghe divine, nasconda ai vostri occhi la bruttezza delle mie colpe; il sangue che ancor rosseggia sul suo costato, cancelli le macchie del mio corpo e dell'anima mia. O mio Dio, per le pene infinite che il vostro unico Figlio ha voluto sopportare per me, io vi scongiuro di riconciliarmi con voi. Accordate alla sua tenerezza per voi, il perdono dei miei numerosi peccati; alla sua umiltà, quello del mio orgoglio, alla sua dolcezza, quello delle mie impazienze. Fate che io cessi una volta di offendervi e cominci ad osservare i vostri comandamenti: accordatemi la grazia di regolare santamente la mia vita, in modo da poterla terminare con una morte felice nella vostra santa pace.

Dio non respinge un cuore contrito

Quand'anche i vostri peccati fossero simili alla porpora, io saprei renderli bianchi come la neve, dice il Signore. Ha una gran virtù questa compunzione che può renderli simili alla neve e ridare alla nostra anima tutto il candore, dopo ché il peccato l'aveva si a lungo sfigurata togliendole la sua primitiva bellezza! Sì, colui che si umilia è salvo, non sempre per aver praticato la virtù, né fedelmente compiuti i precetti divini, ma per pura misericordia di Dio, quando, divenuto penitente, confessa i suoi falli con profonda umiltà  e contrizione sincera. Sì, la pover'anima inceppata nei lacci del Demonio, può tuttavia rialzarsi, deplorare il suo stato, mostrare a Dio l'intimo e profondo dolore del suo cuore, unirsi al Lui colla preghiera e baciare in certo modo, colle sue buone opere, i piedi invisibili  del Salvatore; allora il Signore dice ai suoi Angeli, ciò che Eliseo diceva della donna sunamita: Lasciatela venire a me e non respingetela. Quantunque essa non sia ancora dotata d'alcuna virtù che le possa facilitare l'accesso presso di me, ed ispirarle confidenza nella sua misericordia, tuttavia, poiché sono testimonio del dolore di cui quel suo cuore è penetrato, poiché la vedo prostrata continuamente in mia presenza, a versar torrenti di lacrime, il suo atteggiamento umile e penitente mi muovono a compassione; cedo a questo sentimento, la ricevo, e la salvo.

 

  Evagrio Pontico  - Sui pensieri -

 

Una terna di pensieri

1.  Tra i demoni che si oppongono alla pratica i primi che si presentano nel combattimento sono quelli che ubbidiscono gli appetiti della gola, quelli che ci suggeriscono l'avarizia e quelli che ci spingono alla ricerca della gloria tra gli uomini. Tutti gli altri vanno dietro a questi, prendendo coloro che hanno ferito. Non è infatti possibile che cada nelle mani dello spirito della lussuria chi non è finito nella gola e non è possibile che sia agitato dall'ira se non chi lotta per i cibi, ricchezze e gloria. Non è possibile fuggire il demone della tristezza a chi è stato privato di tutto ciò e non lo può ottenere. Non sfuggirà alla superbia, il primo getto del diavolo, chi non ha bandito l'avarizia, radice di tutti i mali, se davvero, secondo il saggio Salomone, anche la povertà rende l'uomo umile. In una parola, non è possibile che un uomo si imbatta in un demone se prima non è stato ferito dall'avanguardia. Perciò anche il diavolo a suo tempo mise davanti al Salvatore questi tre pensieri, invitandolo a fare delle pietre pani, quindi promettendogli tutto il mondo se si fosse prosternato per adorarlo e, per terzo, dicendo che se lo avesse ascoltato sarebbe stato glorificato dal momento che non avrebbe riportato male alcuno da una tale caduta. Il Signore nostro, essendosi mostrato superiore, ordinò al diavolo di farsi indietro. Egli ci insegna anche con ciò che non è possibile allontanare il diavolo se non si disprezzano questi tre pensieri.

28.  Tutti i pensieri demoniaci introducono nell'anima rappresentazioni di oggetti sensibili, dalla cui impressione la mente porta in sé le forme di quegli oggetti e quindi da questo stesso oggetto che la mente riconosce il demone che si sta accostando. Per esempio : se nel mio intelletto si forma il volto di uno che mi ha danneggiato o mi ha disonorato, sarà la prova che si è avvicinato il pensiero del rancore; e ancora: se sopravviene un ricordo di ricchezze o di gloria, è chiaro che è dall'oggetto che sarà riconosciuto il pensiero che ci tormenta; lo stesso è per gli altri pensieri, a partire dall'oggetto scoprirai quello che è presente e che suggestiona. Non dico che tutti i ricordi di tali oggetti dipendono dai demoni ( poiché pure la stessa mente, stimolata dall'uomo, ha la disposizione naturale a richiamare le immagini di ciò che esiste ), ma solo quelli che spingono a un uso contro natura dell'ira e del desiderio. Infatti a causa del disturbo di queste potenze la mente commette adulterio e violenza nel pensiero, non essendo in grado di ricevere l'immagine di Dio che ha dato la legge, se davvero quella luminosità si manifesta alla facoltà direttiva, con la rimozione di tutte le rappresentazioni relative agli oggetti, nel momento della preghiera.

3. L'uomo non può allontanare i ricordi passionali se prima non si è occupato del desiderio e dell'ira, consumando il primo con il digiuno, le veglie e il dormire per terra e calmando la seconda con la tolleranza, la comprensione e le elemosine. Infatti da queste due passioni prendono forma pressoché tutti i pensieri demoniaci che portano la mente alla rovina e alla perdizione. Ed è impossibile che qualcuno abbia la meglio su questa se non rinuncia del tutto a cibi, ricchezze e gloria e finanche al proprio corpo a causa di quei demoni che cercano spesso di schiaffeggiarlo. E' dunque assolutamente necessario imitare quelli che sono a rischio di naufragio in mare e che gettano il carico a motivo della violenza dei venti e dei flutti avversi. Tuttavia in questo caso bisogna badare attentamente a non gettare il carico per fare in modo di essere ammirati dagli uomini, perché abbiamo già ricevuto la nostra ricompensa e un altro naufragio farà seguito peggiore del primo, spirando il demone della vanagloria in modo contrario. Perciò il Signore nostro nei Vangeli, nell'intento di istruire il pilota che è la mente, dice: State attenti a non praticare la vostra elemosina davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli; e ancora: Quando pregate - dice -, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e nelle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. Io in verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa; e ancora dice: e quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. In questo caso bisogna badare a come il medico delle anime cura la collera mediante l'elemosina, ( azione contraria; mio ) a come purifica la mente con la preghiera e ancora come estingue il desiderio con il digiuno. Da ciò sorge l'uomo nuovo, rinnovato ad immagine di Colui che lo ha creato, in cui non vi è, in ragione della santa impassibilità, né maschio né femmina, né, in ragione di un'unica fede e carità,Greco o Giudeo, circoncisione o in circoncisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

Epistole - Gregorio Nazianzeno -

XLIII.   Ai Vescovi

1. Quanto voi siete amabili, benigni e tracimanti d'amore! Ci avete convocati nella capitale, secondo quel che io credo, per prender un qualche consiglio in merito all'elezione d'un vescovo, - questo è in effetti ciò ch'io di voi intuisco, poiché in vero giammai avete palesato né che è richiesta la nostra presenza, né a qual scopo, né quando, mentre davate a noi repentino avviso della vostra partenza, 2. quasi foste individui che non stimano si debba tener noi in pregio e non s'adoprano per averci quali sodali, osteggiando piuttosto la nostra venuta, così da non fronteggiar noi che riveliamo d'esser riluttanti. Tale è dunque il vostro contegno nei nostri confronti e noi tollereremo di subire oltraggio, palesando però qual è invero il nostro intendimento. 3. Gli uni di certo designeranno un vescovo, gli altri un altro ancora, ciascuno in accordo con la propria indole o le proprie risorse, come di consueto occorre in circostanze siffatte. Noi non possiamo stimar nessuno, ciò non sarebbe invero accetto a Dio, più del nostro illustrissimo figlio, il presbitero Basilio. 4. Chi dunque, tra quelli che ben conosciamo, troviamo sia per condotta di vita o dottrina più insigne e capace e, sotto ogni rispetto, fregiato di virtuosa beltà? Se la sua infermità s'adduce a pretesto, v'invito a designare qual vescovo non un atleta, ma un maestro, e al tempo stesso, com'io credo, il vigore d'un uomo che dà forza e sostegno agli infermi, se essi son tali. 5. Se questo nostro voto approvate, noi ci porremo al vostro fianco e vi saremo d'ausilio sia con lo spirito sia con il corpo. Se però il corso degli eventi è già predisposto e se i partiti dovessero aver la meglio su quel che è giusto, noi siamo ben lieti d'esser tenuti in spregio.  Agite dunque come v'aggrada, ma pronunciate per noi le vostre preci.

LI. A Nicobulo

1. Tra coloro che scrivono lettere ( questo è un altro argomento su cui tu chiedi consiglio ), alcuni scrivono più di quanto si convenga, altri molto meno di quanto sia necessario; gli uni e gli altri non colgono la giusta misura, a guisa degli arcieri che falliscono il bersaglio, allorché dardeggiano con lanci corti o troppo lunghi: eguale è l'insuccesso, seppur trae origine da contrari eccessi. 2. E' giusta misura delle epistole l'occorrenza: non si deve essere prolissi nello scrivere, nei casi in cui non siano molti i fatti da narrare, né bisogna usar poche parole, allorché sono molti. 3.  Che fare dunque? Conviene forse misurar la perizia con lo scheno persiano, o con i cubiti dei fanciulli, e scrivere in modo talmente impreciso che non può nemmeno definirsi scrivere, bensì tracciar le ombre del meriggio o le figure che ci parano innanzi, la cui vera grandezza appare ridotta e si lascia appena intravedere più che mostrarsi ben ravvisabile da alcuni punti estremi, e sono, per usare l'espressione adatta, parvenze di parvenze? Occorre fuggire l'eccesso che v'è in entrambi i modi e di padroneggiare la giusta misura. 4. Questo è quel che io penso della concisione; in merito alla chiarezza invece è ben noto che occorre evitare lo stile oratorio, per quanto possibile, e inclinare piuttosto ai toni dell'ordinaria conversazione; e, per dirla in breve, l'epistola che tra tutte primeggia per i suoi preggi è quella che muove all'assenso sia l'uomo incolto sia l'erudito, l'uno, perché essa è alla portata del volgo, l'altro, invece, perché ne è al di sopra, e che sia comprensibile a una prima lettura: egualmente molesto è infatti tentar di decifrare un enigma e interpretare il senso d'una epistola. 5. Terza peculiarità delle lettere è la grazia: ed essa noi serberemo, se non comporremo testi che siano in tutto scarni e privi d'armonia, bellezza, ornamento e compiutezza, come appunto si dice, ovverossia che non facciano uso alcuno d'aforismi, adagi e precetti, oltre che di facezie e detti allusivi, in virtù dei quali il discorso s'empie d'un dolce sapore; d'essi non faremo però manifesto abuso,  giacché  non giovarsene è da rozzi, ma giovarsene troppo da ingordi. 6 Occorre farne un uso affine a quello che si fa della porpora nei drappi. Consentiremo i traslati, purché non siano rari e non impudenti. Antitesi, parallelismi e corrispondenze le lasceremo in pasto ai sofisti, e se talora ne accogliessimo l'uso, lo faremo per scherno e non sul serio. 7. A conclusione del mio discorso farò menzione di quel che udii narrare da un uomo arguto sll'aquila: nel tempo in cui gli uccelli erano in contrasto per stabilire chi dovesse essere il re e ciascuno d'essi si faceva innanzi menando in vari modi di sé vanto, quello che dell'aquila si rivelò somma beltà fu il non creder d'esser non bella affatto. Anche le epistole occorre siano il più possibile prive di fregi e quanto mai conformi a quello che è naturale. 8. Questo è ciò che sull'arte epistolare abbiamo da dirti con la nostra epistola; e probabilmente neppure ci spetta, giacché per ben altro noi ci adopriamo. Quanto al resto avrai a cuore d'apprenderlo, poiché ad acquisire conoscenze sei incline, e ti saranno maestri coloro che hanno perizia in questo genere di cose.