domenica 1 novembre 2015

Del Sacramento Della Eucarestia


Del sacramento della Eucarestia

        ( San Crisostomo)

Io vedo molti fedeli che partecipano al Corpo di Gesù Cristo in un modo indiscreto, temerario, più per abitudine e per obbedire ad una formalità che penetrarsi di quel raccoglimento e di quella devozione che dovrebbero avere. Qualche cristiano dice: mi comunicherò a Pasqua, oppure all'Epifania, e infatti allora si comunica in qualunque stato si trovi. Ma non è né l'Epifania né la Pasqua che rende i fedeli degni di accostarsi al santo Sacramento; è solo l'intenzione retta e la coscienza pura che li rende degni. Con queste disposizioni accostatevi in qualunque modo a Gesù Cristo; senza queste, mai. Riguardate spesso come un atto di grande rispetto e di grande onore il non accostarsi troppo sovente alla sacra mensa, ma ignorate che vi disponete all'eterna dannazione comunicandovi indegnamente, anche una sola volta nella vita. Conseguirete invece la salvezza eterna anche se le vostre comunioni siano frequenti, purché siano fatte degnamente. La temerità non consiste nell'accostarsi sovente alla sacra mensa, ma nell'accostarvisi senza preparamento. Perché misurate le comunioni con la legge del tempo? E' la purezza di coscienza che deve suggerire qual è il tempo opportuno per comunicarsi!

        ( San Francesco di Sales)

Io vi posso dire con certezza che la più grande distanza tra una comunione e l'altra dev'essere di un mese e non di più, per coloro che vogliono servir Dio devotamente. S. Agostino esorta e consiglia caldamente di comunicarsi tutte le domeniche: fatelo dunque se vi è possibile. Per accostarsi alla sacra mensa, tutte le feste, si richiede di non aver peccati sulla coscienza, non affezioni ai peccati veniali ed un grande desiderio di fare la comunione. Se i mondani vi domandano: perché vi comunicate così spesso? Rispondete che lo fate per imparare ad amare Dio per purificarvi delle vostre imperfezioni, per liberarvi dalle vostre miserie, per consolarvi nelle afflizioni, per avere un appoggio ed un sostegno nelle vostre debolezze. Dite loro che due sorta di persone devono comunicarsi sovente: i perfetti, perché essendo ben disposti avrebbero torto di non avvicinarsi alla sorgente d'ogni perfezione; gl'imperfetti per poter acquistare la perfezione che a loro manca; i forti per mantenersi tali; i malati per essere guariti i sani per non cadere malati. Dite loro infine che riceverete il santo Sacramento per imparare a ben riceverlo, perché non si fanno bene le cose se non se ne fa esercizio.

   Condotta per la Comunione   ( Bossuet)

Lo scopo della comunione si è quello di migliorare i fedeli e spingerli a mutar vita, a diventar migliori, a far ogni sforzo per raggiungere la perfezione cristiana, ed infine l'eterna vita. Bisogna dunque dimostrare, dopo fatta la Santa Comunione, che abbiamo ricevuto Gesù Cristo colle sue grazie e che siamo stati ammessi al più sublime dei misteri. Che si deve sperare da un uomo nel quale il corpo stesso di Gesù Cristo nulla opera? Se ciò non lo commuove, cosa mai potrà commuoverlo in seguito? Il più grande di tutti i sacramenti, la più grande di tutte le azioni, di tutte le grazie, insomma, è compresa nella SS. Eucarestia. Se un rimedio così potente non migliora l'ammalato, la sua guarigione è disperata. Ma perché questo mistero operi nel cuore ciò che deve operare è necessaria una grande preparazione. Essa deve cominciare con l'istruzione, e vi sono cinque cose principali da imparare su questo sacramento: I. ciò che esso è; II. perché fu istituito; III. che bisogna fare prima di riceverlo; IV. che bisogna fare per riceverlo; V. che si deve fare dopo averlo ricevuto.

      I    Cos'è questo santo sacramento?

Gesù Cristo ce lo insegna con queste parole: Questo è il mio corpo, offerto a voi,o, secondo S. Paolo, spezzato per voi. Questo è il sangue del Nuovo Testamento, sparso per la remissione dei peccati. E' dunque lo stesso corpo concepito per opera dello Spirito Santo, nato dalla Vergine Maria, crocifisso, risorto, asceso al cielo, seduto alla destra del Padre, col quale Gesù Cristo verrà un giorno a giudicare i vivi e i morti. E' lo stesso sangue infinitamente prezioso che fu sparso per noi e pel quale i nostri peccati furono cancellati. Quel corpo e quel sangue dopo la risurrezione sono inseparabili. Così, col corpo si riceve il sangue; col sangue, si riceve il corpo, coll'uno e l'altro si riceve l'anima e la divinità di Gesù Cristo, che non possono essere separati: in una parola, si riceve Gesù Cristo intero, Dio e uomo tutt'insieme.  Ed a Gesù Cristo sono unite tutte le grazie, tutte le luci, tutte le consolazioni, tutte le ricchezze, infine del cielo e della terra. Tutto ci è dato con Gesù Cristo; e chi da se stesso, nulla può rifiutare. Ecco ciò che si deve credere con viva fede: non importa se i nostri sensi e la nostra ragione nulla comprendono d'un tal mistero; il cristiano non deve ascoltare che Gesù, perché Egli è la stessa verità. Egli vuole nella nostra fede la stessa semplicità che ha posto nel pronunciare queste parole " Questo è il mio corpo e questo è il mio sangue". Dunque crediamo che esso è il suo corpo ed il suo sangue. Anticamente, facendo la comunione, il sacerdote diceva " Il corpo di Gesù Cristo", ed i fedeli rispondevano, Amen, così è."Il sangue di Gesù Cristo" ed i fedeli rispondevano, Amen, così è. Tutto è fatto, tutto è detto, tutto è spiegato con queste tre parole: io taccio, credo e adoro.

   II.    Perché fu istituita l'Eucarestia?

Gesù Cristo ce lo dice Egli stesso colle sue parole: Come il Padre mio mi ha mandato ed io vivo per Lui, così colui che mangerà la mia carne, vivrà in me. Si vede, da queste parole, che il vero effetto della comunione è quello di farci vivere per Gesù Cristo, come Egli ha vissuto per il suo divin Padre. Gesù Cristo non desiderava che la gloria del Padre suo e nulla ha risparmiato, tutto ha sacrificato per procurargliela. Egli faceva in tutto e per tutto la volontà del suo divin Padre. Egli ha subito una morte infame e crudele volontariamente, perché il suo divin Padre ha voluto così ed affinché  il mondo, Egli diceva, veda che io amo mio Padre e faccio tutto ciò ch'egli mi comanda. Così colui che riceve Gesù Cristo deve vivere unicamente per Lui, cioè deve essere tutto amore per il suo divin Salvatore, non respirare che per la sua gloria, osservare i suoi comandamenti, sacrificare tutti i suoi desideri per piacergli.

   III.     Che si deve fare avanti la comunione?

San Paolo ce lo dice con queste parole: " Chiunque mangerà il pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. L'uomo dunque provi se stesso e non presuma di mangiare di quel pane e bere a quel calice senza questa prova, perché chi lo mangia e lo beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna, non facendo l'uso che deve del corpo del Signore. E' per questo che molti tra voi cadono malati e molti muoiono. Se noi giudichiamo noi stessi non saremmo da Lui giudicati". Queste parole di San Paolo sono terribili e devono essere ascoltate con timore da tutti coloro che si accostano alla santa mensa. Esse ci insegnano anzitutto che coloro che si comunicano indegnamente sono colpevoli del corpo e del sangue di Gesù Cristo, vale a dire si rendono rei del delitto di Giuda che lo ha tradito, del delitto dei Giudei che lo hanno messo a morte, ed hanno versato il suo sangue innocente. Comunicarsi indegnamente è un unirsi a Giuda per dare a Gesù Cristo il bacio del traditore, è un violare la santità del suo corpo e del suo sangue, un profanarlo, un calpestarlo, un oltraggio in modo peggiore dei Giudei, perché essi, nel loro furore, non lo conoscevano, mentre i cristiani l'oltraggiano sacrilegamente, benché lo conoscano come Re della gloria e loro Salvatore. Queste parole ci dimostrano fin dove giunge il disprezzo che i cristiani sacrileghi hanno per Gesù Cristo: essi non vogliono riconoscere il corpo del Signore e mangiano la sua carne come un tozzo qualunque di pane, senza pensare a purificar prima la loro coscienza. E' questo il più grande oltraggio, il disprezzo più grande che si possa fare a Dio mentre si da tutto a noi. San Paolo aggiunge che chi mangia indegnamente il corpo di Gesù Cristo, mangia e beve la propria condanna. Il cristiano temerario porta il suo giudice in se stesso, dove pare voglia introdurlo per mostrargli più da vicino i suoi delitti ed obbligarlo a prenderne una profonda e rigorosa vendetta. Così San Paolo ci fa notare che Dio castiga sovente anche in questa vita le comunioni indegne, e colpisce i colpevoli con dolorose malattie o con morti subitanee; ci insegna ancora, che i castighi temporali, per quanto terribili essi siano, sono nulla in confronto a quelli riserbati nell'altra vita ai cristiani sacrileghi. Il santo Apostolo conclude infine che l'uomo deve provare se stesso prima di fare la comunione. Questa prova consiste in due cose: prima esaminare la propria coscienza e giudicarsi indegni della comunione quando ci si sente colpevoli di un peccato mortale; in secondo luogo, provare per qualche tempo le proprie forze, per assicurarsi se si ha il coraggio di abbandonare le abitudini cattive. Non si deve presumere di ricevere il Santissimo Sacramento quando non ci sentiamo in grado di approfittarne; e davvero sarebbe un profanare il corpo e il sangue di Gesù Cristo se lo si ricevesse senza portare un minimo vantaggio al nostro spirito. Il peccatore provi dunque se stesso e si giudichi rigorosamente davanti a Dio, coll'aiuto di un buon confessore. Ma guai a colui che sentendosi giudicato indegno di far la comunione non ne provasse un vero dolore, e non riguardasse questa privazione come una terribile immagine del giudizio finale, quando Gesù Cristo allontanerà per sempre dalla sua compagnia i reprobi che avranno meritata l'eterna condanna. Dopo esserci lavati dai peccati gravi dobbiamo aver cura di purificarci da quelli che si commettono giornalmente; da certe abitudini viziose della vita, le quali, benché  piccola cosa in confronto ai ,peccati mortali, mettono l'anima in uno stato funesto, indeboliscono insensibilmente le sue forze, in modo che, dopo, essa resta incapace di resistere alle debolezze e alle tentazioni che si incontrano nella vita. Del resto colui che si cura dei peccati, soltanto ,perché essi sono causa dell'eterna dannazione, dimostra qual sia la pena che egli teme, e nello stesso tempo, la sua mancanza d'amore verso Dio; un'anima che ama Dio non trova mai leggere le offese che a Lui son fatte! La cura che prende Gesù Cristo di lavare i piedi ai suoi Apostoli prima d'istituire la SS. Eucarestia per poi farveli partecipare, c'insegna che noi pure dobbiamo aver cura di purificarci dei peccati veniali anche dei più piccoli, quando ci prepariamo alla comunione per la quale ci uniamo perfettamente a Gesù Cristo, i peccati portano un grande ostacolo alla comunione, che se si morisse senza averli prima espiati, la visione beatifica verrebbe per noi ritardata forse per molti e molti secoli! Qualche giorno prima di comunicarsi bisogna preparare il proprio cuore con atti di fede, di speranza , e di carità, e lavorare per renderseli famigliari, in modo che essi escano naturalmente dal cuore, senza bisogno di esservi eccitati con sforzo. Ciascuno di noi, facendo questi atti, deve provare se stesso su queste tre virtù. Il cristiano deve esaminare seriamente, nel pronunciare le parole con cui vengono espressi, se sia penetrato dal sentimento di esse, cioè: deve scrutare il suo cuore per considerare se crede veramente le sante verità rivelate da Dio, per vedere se pone la sua confidenza nelle di Lui promesse, se lo ama con tutto il cuore e se desidera la sua gloria. Dopo aver fatto una tal prova, ed aver ricevuto l'assoluzione con animo veramente pentito, si può accostare alla Santa Comunione anche se nel proprio cuore si senta indegno di riceverla, perché i peccatori umili e pentiti sono quelli che Gesù Cristo è venuto a cercare quaggiù. Bisogna andare a Lui con confidenza, come all'unico sostegno della nostra debolezza; e poiché ci ha già dato il dono del pentimento, cercare in Lui la forza necessaria per perseverare.

   IV.      Che cosa bisogna fare nella comunione?

Signore io non son degno che voi entriate nella mia casa, ma dite una sola parola e l'anima mia sarà guarita.   Venite Signore Gesù, venite.      In questa santa azione bisogna unire questi due sentimenti: una profonda umiltà per la quale ci sentiamo indegni di ricevere Gesù Cristo, ed un vivo desiderio di unirci al Lui per non separarcene mai più. Bisogna esser compresi da un grande rispetto e da un profondo sentimento per l'azione che si sta per fare, mantenersi raccolti nell'interno e senza fermarsi a cercar parole studiate, abbandonarsi ai sentimenti di umiltà e d'amore che il cuore ci detta. Questi sentimenti bisogna cercare di eccitarli con maggiore ardore durante la messa nella quale si ha intenzione di comunicarsi. Preghiamo più che mai per la pace della Chiesa, e per quella della cristianità, per i giusti e per i peccatori, per i pastori della chiesa, per i governanti, affinché  Dio sia servito dappertutto, e il mondo sia ben governato da ogni parte. Preghiamo per gli eretici, per gli infedeli, per i nostri amici e per i nostri nemici, per quelli che si devono comunicare in questo giorno ed infine per i vivi e per i morti. Offriamo a Dio la nostra comunione per tutti, perché essa è il mistero d'amore per il quale si deve , per quanto ci è possibile, esercitare la carità verso tutti gli uomini, ed eccitare nel nostro cuore il desiderio di far loro tutto il bene che possiamo. Questo Santo Sacramento fu istituito per perfezionarci in tutti i nostri doveri, per farci esercitare tutte le nostre virtù, e per dar forza e valore a tutte le nostre preghiere, a tutti i nostri desideri.

   V.        Che si deve fare dopo la comunione?

Gesù Cristo ce lo insegna con queste parole: Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in me ed io in lui. La grazia della comunione non è una grazia passeggera; è una grazia di perseveranza e di forza che ci deve unire a Gesù Cristo in modo stabile e permanente. Bisogna dimorare in Lui coll'obbedienza ai suoi precetti affinché Egli dimori in noi con la sua grazia; Gesù Cristo è fedele. Egli viene a noi per primo, e non ci abbandona mai finché noi non ci stacchiamo volontariamente da Lui. Quando lo si riceve come si deve, si detestano i propri peccati, si allontanano le occasioni di commetterli, si cerca nell'Eucaristia il sostegno alla nostra debolezza ed alla nostra instabilità. Infelici, noi dobbiamo temere di non averlo ricevuto come si deve, perché avremmo dovuto dimorare in Lui, ed invece purtroppo lo abbiamo abbandonato. Che Gesù Cristo viva eternamente nel nostro cuore, che il peccato si allontani per sempre, i cattivi desideri si spengano a poco a poco, e Gesù Cristo ci domini interamente. Così sia.

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento